2084. La fine del mondo by Boualem Sansal

2084. La fine del mondo by Boualem Sansal

autore:Boualem Sansal [Sansal, Boualem]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Literary, Historical, Political, Religious
ISBN: 9788854512603
Google: AyuaCwAAQBAJ
editore: Neri Pozza Editore
pubblicato: 2016-02-16T23:00:00+00:00


Ecco come fu la traversata di Qodsabad, di fatto pochi aspetti positivi tenendo conto della sua immensità e del suo status di città plurimillenaria e mille volte santa: estenuanti bagni di folla, visite forzate a tutte le mockba lungo il percorso, controlli a tutti i crocevia, cerimonie religiose a raffica, raduni estemporanei di candidati al pellegrinaggio, a volte scaramucce e arresti spettacolari, Rinn, pazzi, ricercati; anche scene deprimenti: condannati trascinati allo stadio, convogli di prigionieri avviati ai campi e ai bagni penali; e anche soste obbligate davanti ai nadir (se eccezionalmente compariva sullo schermo il Gran Commendatore). Davanti ai poster di Abi, e ce n’erano a migliaia, l’usanza era di recitare un breve versetto e allontanarsi indietreggiando; per non parlare dei mendicanti, evitarli era un’impresa, pullulavano, e la legge imponeva di dare a ognuno qualcosina, un didi, un pezzo di pane, un po’ di sale, una reliquia smerciabile, o altrimenti un oggetto che avrebbero potuto barattare o rivendere.

Ati e Koa se l’erano cavata abbastanza bene, i loro documenti falsi erano migliori di quelli veri. Pazienza se la folla li denigrava, alla forza pubblica apparivano convincenti. Se i Civici si mostravano piú fastidiosi di altri, era per ignoranza, quei poveri diavoli meritavano proprio di essere stanchi morti, non erano in grado di leggere né di capire, bisognava spiegare, scandire, ripetere, e ogni due frasi complimentarli per il loro mirifico zelo religioso. Essendo muniti di un ordine di missione che ingiungeva di recarsi all’Abigov per un affare di Stato, Ati e Koa erano autorizzati a trattarli dall’alto in basso e chiedere loro che gli sgombrassero la strada, ma si guardavano bene dall’approfittarne, un ribaltamento di situazione era sempre possibile, la vendetta sarebbe stata tremenda.

L’essenziale era procedere senza perdere la bussola, dritti verso l’Abigov la cui famosa e scintillante Kïïba era visibile dai quattro angoli dell’orizzonte come un sole nascente. Distava ancora tre giorni di cammino.

Strada facendo i due amici scoprivano la città, non si lasciavano sfuggire il minimo dettaglio. In realtà era solo la ripetizione all’infinito del loro misero quartiere ma cosí riunite, in quel modo discontinuo e in quell’atmosfera da origine o fine del mondo, le varie parti componevano un insieme assolutamente strano. «Si sta meglio nel nostro quartiere, qui ci conosciamo, abbiamo dei doveri, ci sarà sempre qualcuno per seppellirci. Laggiú, chi ti raccoglierà, chi scaccerà i cani?…» aveva detto il vecchio Gog rabbrividendo.

Qodsabad era una città difficile da immaginare, un’immensa baraonda su cui regnava un ordine immutabile che non lasciava nulla al caso. Da questo paradosso emergeva l’impressione di un disastro universale definitivo, trasformato dalla follia delle cose in una promessa di paradiso celeste dove i credenti avrebbero ritrovato l’esatta replica della loro vita sulla terra. Cosí la Guerra santa sarebbe appartenuta a entrambi i mondi, Quaggiú e Lassú, e la felicità sarebbe sempre stata un’aspirazione irrealizzabile fra gli uomini, angeli o demoni che fossero. Credere in Yölah in queste condizioni era piú che miracoloso, ci voleva la forza di una straordinaria pubblicità perché sogno e realtà si aggregassero e coincidessero.



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